La legge del Dopo di Noi, ovvero la L. 112/2016 di recente emanazione, intende dare attuazione ad una serie di principi già stabiliti dalla Convenzione di New York del 13 dicembre 2006, in particolare essa “è volta a favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l’autonomia delle persone con disabilità” (art. 1). Ma chi sono i destinatari di questa legge? Chi può beneficiare di questi interventi? I disabili gravi Gli interventi e le misure di sostegno previste dalla Legge sul Dopo di Noi sono destinate solamente ad una categoria di disabili, ovvero coloro che sono stati riconosciuti portatori di handicap grave ai sensi dell’art. 3 co. 3 L. 104/92. Altre forme di disabilità non riconosciute come gravi, non potranno avere accesso ai benefici concessi da questa Legge. Ma, le tutele previste dalla Legge non potranno essere estese nemmeno a quelle persone il cui stato di grave disabilità sia derivato dal naturale invecchiamento o da patologie connesse alla senilità, come per esempio l’Alzheimer. Se è vero che i destinatari di queste misure sono limitati, va anche ricordato che la proposta della Legge del Dopo di Noi, in origine, aveva un contenuto molto più ambizioso, salvo poi venire bocciata dalla Commissione Bilancio per mancanza di adeguata copertura finanziaria. La scelta politica allora è stata quella di limitare le misure di sostegno a quelle categorie di persone disabili più gravi e, conseguentemente, con minor protezione e a maggior rischio di istituzionalizzazione. Quali sono i requisiti per accedere alle misure di sostegno? Per poter ottenere i benefici concessi dalla Legge è necessario che la persona con grave disabilità si trovi: priva del sostegno familiare, in quanto mancanti i genitori o non in grado di fornire adeguato sostegno Ma la Legge prevede che il beneficiario venga progressivamente preso in carico già durante l’esistenza in vita dei genitori e in vista del loro venir meno. Per garantire la massima tutela, le misure di assistenza, cura e protezione dovranno essere individuate con il coinvolgimento dei servizi sociali ed integrate nel progetto individuale della persona disabile, nel rispetto della sua volontà, se manifestabile, o dei suoi genitori. Istituzione del Fondo e finalità Al fine di attuare le misure di assistenza, cura e protezione della persona con disabilità grave priva del sostegno familiare, la Legge ha istituto un apposito Fondo con dotazione di 90 milioni di euro per l’anno 2016, 38,3 per il 2017 e 56,1 per il 2018. Con Decreto dell’11 novembre 2016 sono state ripartite le dotazioni del fondo alle Regioni, fondi che quindi sono già immediatamente utilizzabili. Le modalità di accesso agli interventi e ai servizi saranno individuati dalle singole Regioni mediante l’adozione di indirizzi di programmazione. Sono ora attesi i successivi Decreti Attuativi, in particolare quello che andrà a fissare gli obiettivi di servizio per le prestazioni da erogare. Il Fondo, infatti, sarà destinato a finanziare gli obiettivi di servizio, al fine di: attivare e potenziare il supporto alla domiciliarietà in abitazioni o gruppi-appartamento che riproducano le condizioni abitative della casa familiare prevedere interventi temporanei in soluzioni abitative extrafamiliari per sopperire a situazioni di emergenza ma nel rispetto della volontà della persona con disabilità realizzare interventi innovativi di residenzialità come le soluzioni alloggiative familiari e di co-housing sviluppare percorsi di accrescimento della consapevolezza di sviluppo delle competenze per aumentare il livello di autonomia delle persone con grave disabilità Detraibilità delle spese per polizze assicurative I premi per le assicurazioni per il rischio di morte finalizzate alla tutela delle persone con disabilità grave saranno detraibili dalle tasse al momento della dichiarazione dei redditi. Si tratta di agevolazioni poco significative e di carattere simbolico: il contribuente risparmierà veramente poco! Trust e vincoli di destinazione Ulteriore misura prevista dalla Legge del Dopo di Noi è l’esenzione dall’imposta sulle successioni e donazioni per i beni e i diritti che vengono conferiti in un trust, destinati a fondi speciali o oggetto di vincolo di destinazione, purchè questi strumenti siano finalizzati esclusivamente a favorire l’inclusione sociale, la cura e l’assistenza delle persone con disabilità grave. Questi istituti devono rispettare determinati requisiti proprio per evitare abusi ai danni della persona con grave disabilità. Per esempio: devono essere costituiti per atto pubblico devono vincolare il trustee, il fiduciario o il gestore a perseguire il progetto di vita e gli obiettivi di benessere e prevedere a carico di costoro obblighi di rendicontazione devono descrivere le funzionalità e i bisogni specifici del disabile devono stabilire il termine finale della durata del trust, del fondo speciale o del vincolo di destinazione che coincida con la data di morte della persona con disabilità Campagne informative Infine, la Legge prevede che prendano avvio campagne informative volte a diffondere la conoscenza degli strumenti di sostegno da essa previsti e per sensibilizzare l’opinione pubblica a favorire l’inclusione sociale delle persone con disabilità. Sarebbe una benemerita previsione se non fosse precisato che nessun nuovo o maggior onere dovrà essere a carico della finanza pubblica.
Separazione e mantenimento figli: le spese straordinarie vanno rimborsate anche se manca l’accordo
Spese straordinarie: quali sono Le spese straordinarie sono quelle che non sono conteggiate nell’assegno periodico dovuto al genitore per il mantenimento ordinario dei figli. L’assegno di mantenimento, infatti, è destinato a soddisfare le esigenze della vita quotidiana dei minori e copre spese quali quelle per l’alimentazione o quelle per i farmaci da banco: in questo caso si parla di spese ordinarie. Le spese straordinarie, invece, sono quelle che riguardano aspetti imprevedibili o comunque non ricorrenti e non determinabili in anticipo, ma che possono anche essere di notevole entità. Esse, dunque, debbono essere rimborsate nella misura del 50% al genitore che le sostiene . Per esempio, sono straordinarie le spese dentistiche, le spese mediche specialistiche, le spese per la retta della scuola privata. Tra genitori separati o divorziati le spese straordinarie per i figli devono essere necessariamente concordate? Il genitore affidatario o collocatario deve obbligatoriamente concordare con l’altro genitore le spese straordinarie relative ai figli? La Corte di Cassazione è tornata recentemente ad affrontare il tema con le ordinanze n. 16175/2015 e n. 4182/2016 confermando l’orientamento già espresso in materia dalla Suprema Corte. Il genitore con cui i figli convivono, non solo, non ha alcun obbligo di concertazione preventiva con l’altro genitore in merito alla determinazione delle spese straordinarie, ma nemmeno è tenuto ad informarlo. Sembrerebbe un precetto ingiusto, eppure il principio è sempre quello del preminente interesse dei figli che potrebbero subire un pregiudizio ogni qualvolta i genitori non siano in grado di accordarsi. Quindi, il genitore che non ha concordato le spese con l’altro, non per questo perde il diritto al rimborso. Tuttavia, le spese, per essere sicuramente rimborsabili, devono essere: utili per il minore proporzionate alle capacità economiche dei genitori Cosa fare quando il genitore si rifiuta di rimborsare all’altro genitore le spese straordinarie non concordate? L’ultima parola spetta sempre al Giudice che dovrà valutare se la spesa contestata sia di utilità per il minore e se essa sia effettivamente sostenibile in relazione alle condizioni economiche dei genitori. Se, infatti, il genitore che rifiuta il rimborso è in grado di dimostrare di trovarsi nell’impossibilità economica di farvi fronte, il Giudice potrà anche non autorizzare il rimborso di quella spesa. Riferimenti Ord. Cass. 16175/2015 – Ord. Cass. 4182/2016
Prolungamento della scuola dell’infanzia per bambini con disabilità
Un bambino con disabilità può permanere nella scuola dell’infanzia (ex scuola materna) oltre il 6° anno di età? La legge n. 53/03 prevede che al 6° anno di età tutti i bambini debbano iniziare a frequentare la scuola primaria (ex elementare). Ma questo vale anche per i bambini con disabilità? In effetti la questione è di notevole rilevanza anche dal punto di vista etico: è meglio a far permanere il bambino disabile presso la scuola dell’infanzia dopo il compimento del 6° anno di età in considerazione delle sue capacità naturali o, invece, è più giusto il passaggio alla scuola primaria insieme ai compagni di asilo? Fino a qualche tempo fa, seppure in modo non uniforme nel territorio nazionale, si ammetteva la possibilità di derogare alla L. 53/03 e quindi di consentire la permanenza del bambino alla scuola dell’infanzia oltre il 6° anno di età, per un tempo non precisato. Infatti, la circolare ministeriale n. 235/75, che dettava istruzioni operative per l’iscrizione alla scuola materna di bambini handicappati, non precisava alcun limite di permanenza: in buona sostanza la nota chiariva che per il bambino con disabilità non doveva essere presa in considerazione l’età anagrafica, ma quella mentale, e demandava ogni decisione sulla permanenza scolastica al Collegio dei docenti con la partecipazione di specialisti dell’area medica e socio-pedagogica. Recentemente, invece, il MIUR ha emanato la circolare n. 547/2014 che ha preso una precisa posizione sul tema chiarendo in modo non più interpretabile che gli alunni che necessitano di speciale attenzione possano permanere presso la scuola dell’infanzia oltre il 6° anno di età solamente in presenza di queste condizioni: in casi eccezionali e debitamente documentati, su decisione del Dirigente scolastico per un tempo non superiore ad un anno scolastico Questa circolare è andata a sostituire una circolare emanata poche settimane prima, la n. 338/2014, che aveva sollevato numerose critiche da parte delle rappresentanze delle persone con disabilità: essa era stata emanata per giustificare la permanenza nella scuola dell’infanzia oltre il 6° anno di età di bambini adottati, in considerazione del livello cognitivo e socio-affettivo da loro raggiunto. La nota, però, richiamava esemplificativamente la circolare n. 235/75 per giustificare la permanenza a scuola oltre il 6° anno anche dei bambini disabili. Proprio questo richiamo aveva aperto un’aspra polemica da parte della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) che riteneva, per contro, il contenuto della circolare n. 235/75 del tutto superato con l’entrata in vigore della L. 53/03 che aveva sancito l’inizio dell’obbligo scolastico al 6° anno di età. Il dubbio interpretativo in materia veniva subito fugato dal MIUR con la citata circolare n. 547/2014 emanata poche settimane dopo la precedente: in essa veniva eliminato qualsiasi richiamo alla vecchia circolare n. 235/75. Riferimenti normativi L. 53/03 – D.Lgs. 59/04 – D.Lgs. 297/94 – C.M. 235/75 – Circ. Miur n. 338/14 – Circ. Miur 547/14
Quali sono i riconoscimenti economici a favore dei bambini disabili?
Disabili Minorenni: indennità e pensioni dovute Il minore con disabilità ha diritto ad una serie di erogazioni di denaro a seconda del tipo di minorazione riconosciuta. Esistono quindi provvidenze specifiche per il minore invalido, per il minore cieco e per il minore sordo. Vediamole nel dettaglio, scoprendo gli eventuali divieti di cumulo e i limiti di reddito, se previsti. Minore invalido civile Il bambino riconosciuto invalido civile ha diritto a percepire, in via alternativa, l’indennità di accompagnamento o l’indennità di frequenza. 1. Indennità di accompagnamento: Viene concessa al minore che si trovi nell’impossibilità di deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore o che, non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita, necessiti di assistenza continua Viene corrisposta per 12 mensilità E’ pari ad € 512,34 (anno 2016) E’ indipendente dal reddito (personale del minore) E’ incompatibile con l’indennità di frequenza E’ incompatibile con il ricovero presso un istituto a carico dello stato 2. Indennità di frequenza viene concessa al minore che presenti delle difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni della propria età E’ subordinata alla frequenza continuativa o periodica presso centri diurni, centri ambulatoriali o scuole di ogni ordine e grado (compreso l’asilo nido) e viene corrisposta per tutta la durata della frequenza (va presentata idonea documentazione che lo attesti) E’ pari ad € 279,47 (anno 2016) E’ subordinata al limite di reddito (personale del minore) pari ad € 4.800,38 (anno 2016) E’ incompatibile con l’indennità di accompagnamento E’ incompatibile con l’indennità di comunicazione Minore cieco civile Al minore riconosciuto cieco civile possono essere erogate l’indennità di accompagnamento per ciechi assoluti, l’indennità speciale per ciechi parziali, la pensione per ciechi parziali. 1. Indennità di accompagnamento per ciechi assoluti Viene concessa al minore cieco assoluto Viene corrisposta per 12 mensilità E’ pari ad € 899,38 (anno 2016) E’ indipendente dal reddito (personale del minore) E’ incompatibile con l’indennità di frequenza E’ compatibile e cumulabile con l’indennità di accompagnamento concessa agli invalidi civili (solo in caso di pluriminorazione, ovvero solo se la patologia per cui viene riconosciuto il diritto ad indennità di accompagnamento è diversa da quella che ha provocato la cecità). 2. Indennità speciale per ciechi parziali Viene concessa al minore cieco parziale Viene corrisposta per 12 mensilità E’ pari ad € 206,59 (anno 2016) E’ indipendente dal reddito (personale del minore) E’ incompatibile con l’indennità di frequenza E’ compatibile e cumulabile con la pensione per ciechi parziali E’ compatibile con il ricovero presso un istituto a carico dello stato 3. Pensione per ciechi parziali Viene concessa al minore cieco parziale Viene corrisposta per 13 mensilità E’ pari ad € 279,47 (anno 2016) E’ subordinata al limite di reddito (personale del minore) pari ad € 16.532,10 (anno 2016) E’ incompatibile con l’indennità di frequenza E’ compatibile e cumulabile con l’indennità speciale per ciechi parziali E’ compatibile con il ricovero presso un istituto a carico dello stato Minore sordo civile Al bambino sordo civile può essere riconosciuta l’indennità di comunicazione. 1. indennità di comunicazione viene concessa al minore sordo, ovvero con sordità congenita o acquisita durante l’età evolutiva (ovvero fino ai 12 anni) che abbia compromesso il normale apprendimento del linguaggio parlato viene corrisposta per 12 mensilità E’ pari ad € 254,39 (anno 2016) E’ indipendente dal reddito del minore E’ incompatibile con l’indennità di frequenza E’ compatibile con il ricovero presso un istituto a carico dello stato. E’ compatibile e cumulabile con l’indennità di accompagnamento per l’invalidità civile o la cecità (nel caso, quindi, di soggetti pluriminorati) Riferimenti normativi: L. 18/1980 – L. 508/1988 – L. 289/1990 – L. 66/1962 – L. 33/1980